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ANDAR PER FUNGHI NEI DINTORNI DI MOLINO DEL PALLONE
L’inverno scorre lento, breve nella luce del giorno; rischiarato da un pallido sole od oscurato da plumbee nubi nelle quali il “fungaiolo” confida per veder scendere dal cielo danzanti fiocchi di neve presagio di una buona raccolta futura.
Infatti se durante l’inverno le nevicate saranno distribuite e abbondanti, la neve si scioglierà lentamente penetrando nel profondo del terreno rendendolo umido a lungo e pronto a “ribollire” fumante ai primi caldi raggi del sole di primavera quando le piogge (non violente, per carità, perché scivolano in fretta dal terreno) lo bagneranno alimentandone l’umidità.
Neve, piogge discrete alternate a giornate soleggiate, prive di “ventaccio” che asciuga il terreno, preparano i boschi e le radure a coprirsi di decine di specie di funghi, veri folletti dei boschi.
Da queste parti si dice che, se d’inverno è caduta la neve ed in primavera fiorisce in modo straordinario la pianta d’Ornello, i funghi cresceranno particolarmente belli e abbondanti: sia fondata o no questa credenza, è un fatto che, ogni qualvolta la neve imbianca le montagne e l’ Ornello profuma intensamente l’aria, i boschi si tappezzano di funghi numerosi, sani e belli.
Quale che sia stata la stagione invernale, sia nelle fresche mattine di primavera che nelle tiepide albe di fine estate e per tutto l’autunno, i “fungaioli” si apprestano fin dai primi albori a quello che nel bosco sarà, se avranno fortuna, un vero e proprio “incontro”.
Attrezzati con cesti, bastoni, piccoli coltelli a roncola, scarponi, bandana al collo e berretti in testa si avviano speranzosi per i sentieri che percorrono i boschi.
I più giudiziosi partono spesso in coppia armati di telefonino, nel peggiore dei casi, forniti di una potente voce modulata su richiami concordati poiché la montagna pur essendo familiare ai più, è sempre da rispettare e può riservare spiacevoli inconvenienti o ci si può ritrovare soli e senza aiuto in casi di un improvviso malore dopo essersi addentrati nel bosco.
I cercatori che amano e rispettano la natura e non sono solo avidi e sconsiderati “predatori”, si inoltrano nei boschi facendo attenzione a non danneggiare con bastonate o calci i funghi che non colgono o ritengono velenosi. Al contrario, il vero “fungagiolo” talvolta si sofferma ad ammirare l’eleganza o il colore o li supera lasciandoli integri ben sapendo che alcuni di quei funghi possono essere raccolti da cercatori più informati o da micologi che li studieranno o infine, ma non meno importante, quegli funghi contribuiranno alla fertilità del terreno.
Talvolta è davvero sconsolante ed irritante notare come persone poco accorte e senza il rispetto per la natura facciano gratuito scempio degli abitanti del bosco!
Quando sotto i mattutini raggi di luce, il “fungaiolo” scorge eccitato il primo fungo, gli si accosta speranzoso osservandone dapprima la forma e colore, solo dopo averne accertato con sicurezza e soddisfazione la commestibilità, lo coglie con cura senza manomettere il terreno o il muschio circostanti perché in questo modo si scoprono le radici degli alberi, il terreno si dissecca ed il micelio muore.
Dopo averlo ammirato ancora una volta, il cercatore ripulisce il fungo dal terriccio con un piccolo coltello per poi porlo, in un cesto di vimini, su un letto di fresche foglie, dove il “folletto del bosco” respira e può rilasciare tutt’intorno le sue spore per ripopolare la specie.
Alcuni fungaioli inesperti o più semplicemente indifferenti nei confronti della natura ammassano in borsine di plastica i funghi che costretti in uno spazio chiuso e ristretto, sballonzolando durante il cammino, si ammaccano e fermentano con rapidità
Il cercatore di funghi che ama il bosco, prima di allontanarsi per una nuova ricerca, ricopre il buco nel terreno lasciato dal fungo estratto riparando la ferita procurata e così favorendo una nuova crescita.
Dove passa un fungaiolo esperto non se ne vede traccia, mentre nei luoghi frequentati da cercatori irriverenti, superficiali, indifferenti ai danni procurati alla natura si osservano sconsolatamente i segni della loro ricerca sconsiderata muschio divelto con noncuranza e lasciato tristemente a seccare in un disordine da zappatore maldestro; fogliame sollevato e disperso ai quattro venti, peggio che sia passata una banda di caprioli affamati, che lascia scoperta e dissecca la “culla” di nuovi funghi, esemplari di funghi piccoli e grandi ritenuti velenosi o non interessanti che tappezzano in un crudele e triste mosaico di frammenti il sottobosco; “macchie” dai colori inconsueti formate dai materiali artificiali più diversi spesso degradabili solo dopo parecchi anni, come borse di plastica, bottiglie,confezioni di succhi di frutta, pacchetti vuoti di sigarette e relativi mozziconi, fogli di alluminio accartocciati ecc.. che depurpano il paesaggio e recano danno a piante ed animali.
Nonostante questi circoscritti scempi, i boschi che circondano Molino del Pallone fin sù al vicino Monte Cavallo, e quelli lungo i confinanti pendii toscani di Sambuca, Pracchia, Orsigna sono ameni, non sempre facili da percorrere ma ricchi di funghi di ogni specie.
I “fungaioli“del posto hanno l’abitudine di cogliere solo alcune specie mangerecce che in questi luoghi sono particolarmente abbondanti e saporiti grazie alla natura del terreno, alla varietà di piante che costituiscono il bosco ceduo quali i castagni, i faggi, i carpini eccc. Alternati a qualche sporadica pineta di abete rosso.
Dalla tarda primavera fino ad autunno inoltrato, con una breve sosta nel mese di Agosto, nei cesti sempre colmi dei “fungaioli” più abili, fanno mostra di sé “porcini del freddo” (Boletus Rubellus), “porcini del caldo”(Aereus, Edulis, Badius, Appendiculatus ecc), dorati e squisiti “ovuli”(Amanita Caesarea), rugose e delicate “gambe rosse”(Amanita Rubescens), eleganti “mazze di tamburo”(Macrolepiota Procera), variopinte “russole” di diversa qualità, gialli “galletti” (Cantharellus Cibarius).
Sicuramente lo scettro di re spetta all’Ovolo e ai vari tipi di Porcino che vengono consumati in vario modo: a crudo in insalata l’Ovolo e sopratutto gli esemplari più giovani, di Boletus Aereus; trifolati, in umido, nel ragù, sui crostini, fritti, ai ferri, nel forno soprattutto i porcini.
I sughi o gli intingoli sono dai più ritenuti più gustosi se formati da un misto delle varie specie sopra descritte.
Dall’inizio della primavera, tra i “latrati” dei daini, i “fungaioli” si dedicano alla ricerca dei fragranti “prugnoli”(Clitocybe)e delle deliziose “spugnole”(Morchella Esculenta), mentre ad autunno inoltrato riempiono i cesti di mazzi di “chiodini”(Armillaria Mellea), speziate “trombette da morto”(Craterellus Cornucopioides) e giganteschi e croccanti “barbagini”(Polyporus frondosus).
La ricerca dei funghi è praticata in modi diversi a secondo delle caratteristiche personali dei “fungaioli”.
I “fungai” che si dedicano alla raccolta soprattutto come attività remunerativa secondaria e vendono i loro funghi a ristoranti e negozi, sono profondi conoscitori di numerose “fungate” che visitano in successione a “colpo sicuro”, spostandosi rapidamente dall’una all’altra, trascurando gli esemplari più piccoli e concludendo la ricerca in breve tempo.- veloci e guardinghi, scompaiono rapidamente alla vista e si mimetizzano abilmente tra gli alberi.
Altri cercatori pure esperti, ma che si dedicano alla ricerca per piacere e consumo personale, scelgono di buon mattino una zona e la perlustrano altrettanto a “colpo sicuro” ma soffermandosi nel luogo per un tempo maggiore alla ricerca di ogni esemplare visibile e allargando i confini della “caccia” anche in zone circostanti meno conosciute.
In questo tipo di raccolta c’è chi si sposta con passo veloce da in albero all’altro zizagando solo apparentemente in modo casuale.
Altri “fungaioli” preferiscono muoversi più lentamente setacciando con pazienza il luogo prescelto per la ricerca avendo nel frattempo occasione di ammirare la forma possente di o curiosa di un vecchio castagno secolare, la delicatezza di un’orchidea selvatica oppure la poesia di uno scorcio di paesaggio tra gli alberi, così come ascoltare il canto spumeggiante delle cascatelle di un “fosso” o incantarsi all’affascinante rudezza di grigi e levigati strapiombi a cui si aggrappano solitari e spaesati Faggi o dorate ginestre.
La ricerca dei funghi, condotta soprattutto in questo modo, è forse, più delle”passeggiate del bosco” che si compiono lungo i sentieri ben tracciati avendo come obiettivo una meta stabilità, un più intimo incontro con la natura nella quale affondi da comprimario con i suoi abitanti siano essi funghi, fiori, arbusti, alberi o animali. Durante la ricerca superi con leggerezza le asperità del terreno, ti fai strada con fiducia tra i cespugli scoprendo sempre nuovi angoli del bosco; ti si apre il cuore alla vista inaspettata di immobili cuccioli di Daino o Capriolo mentre rannicchiati cercano l’invisibiltà e il tuo spirito, sciolto nell’armonia della natura, si quieta dalle ansie e dai pensieri che la vita quotidiana porta con sé.
Al ritorno della ricerca, quale che sia il suo risultato (meglio se proficuo) seppure le gambe sono stanche e pesanti, senti che la tua mente è leggera e pronta già per l’indomani ad uin rinnovato incontro con i “folletti del bosco” tra una terra e un cielo che non finiscono mai di stupirti.
“Fungaioli” saggi ed esperti non ci si improvvisa: occorre imparare con modestia e pazienza da maestri “fungai” , conquistandone la fiducia con un comportamento leale e rispettoso consapevoli che per loro è stato faticoso trovare le più promettenti “fungate” .conservarne generosamente le caratteristiche naturali e preservarle da occasionali e troppo spesso scriteriati ed avidi “predatori”.
Galleria Fotografica Funghi porcini
Galleria Fotografica Funghi vari
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